
Nella terra dei giganti
Visitare il Sequoia National Park significa immergersi in una natura maestosa, tra alberi millenari che svettano verso il cielo e una fauna selvatica sorprendente. Di fronte al Generale Sherman, il tempo sembra fermarsi, e il silenzio diventa il modo più naturale per rendere omaggio a questi giganti della terra.
Dott. Nicolò Simonetto
9/8/2022
Il Sequoia National Park, situato sul versante occidentale della Sierra Nevada meridionale, oltre ad essere una destinazione ambita da molti turisti, è una meta imperdibile per gli appassionati di alberi e natura. Istituito nel 1890, è il secondo parco nazionale degli Stati Uniti, preceduto solo dallo Yellowstone (1872). Con una superficie di circa 1.635 km², ospita alcuni degli esemplari più imponenti di Sequoia Gigante (Sequoiadendron giganteum).
La maggior parte di questi giganti è radicata in quello spicchio di parco definito in inglese “Giant forest”, all’interno del quale è radicato anche un esemplare di spiccata maestosità: il Generale Sherman. Chiamato così nel 1879 dal naturalista James Wolverton in onore di William Tecumseh Sherman, un generale che prestò servizio per la Union Army durante la guerra di secessione americana, con i suoi 1.486,6 m3 di massa legnosa stimata, si classifica come l’albero più voluminoso del pianeta, nonché l'organismo vivente più grande per volume. In base alle ultime misurazioni effettuate (1975) presenta una circonferenza basale di 31,3 m, un diametro a petto d’uomo di 7,7 m, un’altezza complessiva di 83,8 m e il primo palco di rami è posizionato a circa 40 m dal suolo, insomma, un vero e proprio gigante.
Chi viaggia lo sa: i luoghi più turistici sono spesso affollati e rumorosi. Qui, invece, tutto sembra rallentare, i suoni si attenuano e persino il visitatore più distratto avverte un istintivo senso di rispetto. Davanti a un gigante che ha attraversato i millenni, stagione dopo stagione, il silenzio diventa l’unico modo per rendere omaggio alla sua imponenza. Eppure, nonostante le sue straordinarie dimensioni e un’età stimata tra i 2.300 e i 2.700 anni, il Generale Sherman non figura nemmeno tra i dieci alberi più longevi del pianeta.
Oltre alle maestose Sequoie, il parco vanta una straordinaria biodiversità, con oltre 1.200 specie di piante, tra cui l’Abete del Colorado (Abies concolor), il Pino giallo (Pinus ponderosa) e il Cedro dell’incenso (Calocedrus decurrens). La fauna è altrettanto ricca, con la presenza di Cervi mulo (Odocoileus hemionus), Scoiattoli di Douglas (Tamiasciurus douglasii) e Orsi neri (Ursus americanus).
Passeggiando si percepisce un profondo rispetto per la natura, con un equilibrio armonioso tra la presenza umana e l’ambiente. Tuttavia, il parco affronta sfide significative a causa degli incendi boschivi, aggravati dall’aumento delle temperature e dalla siccità prolungata causata dai cambiamenti climatici. Sebbene il fuoco sia parte integrante dell’ecosistema e favorisca la rigenerazione delle Sequoie, gli incendi incontrollati possono avere effetti devastanti, distruggendo habitat e mettendo a rischio esemplari millenari. Uno degli aspetti più insidiosi è la difficoltà nel contenere le fiamme una volta che si diffondono tra gli alberi secolari. Nonostante la loro corteccia spessa e resistente al fuoco, le Sequoie non sono immuni ai danni: quando colpite da un fulmine possono bruciare internamente per un anno intero a causa dell’ossigeno presente nelle cavità del tronco. Questo significa che anche un incendio apparentemente domato può in realtà covare per mesi, riaccendendosi improvvisamente e alimentando nuovi focolai.
Per mitigare questi rischi, il California Department of Forestry and Fire Protection ha sviluppato strategie di prevenzione come il monitoraggio costante, l’uso di fuochi controllati per ridurre il materiale combustibile e persino l’installazione di barriere protettive in alluminio alla base degli alberi più preziosi. Tuttavia, con il cambiamento climatico che intensifica la frequenza e l’intensità degli incendi, la sfida di proteggere questo patrimonio naturale è più urgente che mai.
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